Le nuove tecnologie, e in particolar modo i cellulari, gli smartphone ed i tablet, hanno messo nelle mani di miliardi di persone strumenti grazie ai quali non solo è stato reso possibile leggere ovunque, ma anche scrivere ovunque ci si trovi, trasformando il proprio dispositivo in una sorta di macchina di scrittura portatile, permettendo, dunque, a chiunque di creare storie e condividerle in tempo reale, attraverso i social network, email, sms o apposite piattaforme di scrittura, con il proprio pubblico di lettori.
Non a caso uno dei fenomeni più discussi degli ultimi anni, diffusosi in concomitanza con i dispositivi mobili, riguarda lo spopolare delle cosiddette Mobile Phone Novels, definizione con la quale si indica un’opera letteraria originalmente scritta con un telefono cellulare attraverso messaggi di testo. Il fenomeno è sorto in Giappone nella prima metà degli anni Duemila, estendendosi poi anche in altre parti del mondo (Stati Uniti, Germania e Sud Africa in primis), acquistando nel tempo una popolarità tale da trasformarlo in un vero e proprio genere letterario.
A scrivere la prima opera letteraria su un cellulare è stato uno scrittore giovanissimo, noto con lo pseudonimo di Yoshi: il suo mobile novel, Deep Love: Ayu no monogatari, viene inizialmente fatto circolare da lettore a lettore tramite e-mail e MMS, per poi decidere, in seguito all’enorme successo riscosso, di creare un sito internet grazie al quale tutti i telefoni del Giappone avrebbero potuto accedere alla sua opera. Molte di queste opere hanno poi accumulato un numero tale di letture e lettori da essere state pubblicate anche in versione cartacea, o addirittura, in alcuni casi (come lo stesso Deep Love) trasformati in film, serie TV, anime o manga.
I mobile phone novels sono progettati per essere scritti e letti su schermi dalle dimensioni piuttosto limitate. Essendo diffuso tramite gli sms, ogni capitolo è composto da un massimo di 200 parole, con una media di circa 50-100 parole. Essendo scritti fondamentalmente da studenti liceali o universitari, i racconti avevano a che fare con eventi, sensazioni e situazioni tipiche dell’adolescenza. Spesso e volentieri questi racconti affrontavano temi tabù come la depressione, la ribellione, il sesso, la droga, la gravidanza adolescenziale, lo stupro, la violenza di gruppo e così via.
I mobile phone novels si sono evoluti, e nel farlo hanno integrato, sia nella forma che nel linguaggio, gli aspetti fondamentali della forma di comunicazione più diffusa al giorno d’oggi: la chat. Non molto diverse dal loro predecessore, le chat-style stories sono racconti molto brevi pensati anzitutto per essere fruiti da un pubblico in mobilità.
L’intera narrazione si sviluppa sullo schermo, sotto gli occhi del lettore, messaggio dopo messaggio, proprio come se si stesse assistendo ad uno scambio di battute su WhatsApp: ad ogni clic sul device corrisponde, infatti, un nuovo passaggio del dialogo, un progresso all’interno della storia stessa. I generi privilegiati dal format sono l’horror, il thriller, il romance ed il drama, e sono caratterizzate da un frequente ricorso alla punteggiatura, in particolare dei puntini sospensivi (in modo tale da creare un’atmosfera di suspence) e l’utilizzo del MAIUSCOLO, in modo tale da suggerire l’idea di un urlo, o comunque che chi scrive stia in realtà adottando un tono prepotente o arrogante.
Le principali piattaforme in cui poter accedere (o creare) alle chat-style stories sono in realtà delle app scaricabili dallo store di cui è in possesso il proprio dispositivo. Tra queste, spiccano in modo particolare Tap e Hooked, quest’ultima maggiormente indirizzata verso il genere Thriller.