Qualche giorno fa, il Tribunale di Torino ha confermato una sentenza emessa nel 2017, in cui si suggeriva una correlazione tra l’utilizzo del cellulare e una particolare formazione tumorale, il neurinoma dell’acustico (destro, nel caso della vicenda in questione). Questo corrisponde ad una tipologia di tumore benigno, che però può determinare una condizione invalidante dal momento che induce una ipoacusia importante a carico del paziente.
D’altra parte, attualmente dal punto di vista scientifico non ci sono ancora prove sufficienti per poter determinare un collegamento causa-effetto. Altre sentenze negli scorsi anni, provenienti da varie parti del mondo, hanno fatto molto discutere per aver deciso arbitrariamente che le prove a supporto fossero sufficienti per stabilire un legame valido – a livello giuridico – per chiudere il caso. Ma la scienza al momento non può esprimersi.
Secondo Alessandro Polichetti, dell’Istituto Superiore della Sanità, la retta via consiste nell’affidarsi alle direttive dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro
. Polichetti, altresì membro del Centro Nazionale per la Protezione dalle Radiazioni, al momento non sembra avere dubbi sulla bassissima probabilità di correlazione tra utilizzo dello smartphone e insorgenza di tumori, dal momento che non esistono ancora “studi solidi” a confermare questa ipotesi.L’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro ha inoltre evidenziato una “possibile correlazione”, laddove il termine possibile è un grado inferiore rispetto alla “probabile correlazione”, che invece esprimerebbe una discreta e comprovata connessione tra i due eventi (utilizzo dello smartphone e cancerogenesi).
In cima alla piramide si collocano invece tutte quelle sostanze, quei cibi, quei composti che ormai rientrano di diritto nella categoria dei “cancerogeni”, come il fumo, le radiazioni ionizzanti e l’amianto.
Ad ogni categoria, per maggior chiarezza, è affidato un numero e una lettera: la “possibile correlazione” è indicata come 2B, salendo si trova la “probabile correlazione” come 2A e infine il livello 1, che esprime la cancerogenità effettiva.