In questi ultimi anni i costi dei conti correnti italiani sono cresciuti inesorabilmente. La notizia viene confermata dai dati di Bankitalia che, sebbene risalenti ancora al 2017, i quali raccontano che per gestire un conto corrente ci vogliono mediamente 79,4 euro, quasi 2 euro in più rispetto all’anno precedente.
Non è rosea nemmeno la situazione dei conti online i quali hanno accusato un costo cresciuto di circa 2 euro. secondo gli analisti di Bankitalia la chiave dei costi nascosti risiede nell’aumento dei canoni di base, nonostante le banche pubblicizzino ancora dei conti a zero spese. Il problema, come spiega l’Unione nazionale consumatori, e si tratta spesso di offerte esclusive a tempo che quando scadono diventano rapporti a pagamento.
Per attirare nuovi correntisti le banche offrono davvero ottime soluzioni a costo zero, mentre ai clienti già fidelizzati continuano ad applicare condizioni economiche non più competitive.
Un metodo per capire quanto ci costa un conto corrente
è controllare l’indicatore sintetico di costo che viene comunicato nell’informativa periodica di fine anno e comprende spese e commissioni annuali applicate al cliente.La maggior parte delle volte i costi aumentati riguardano la gestione di bancomat, carte di credito o quelle prepagate: voci di spesa che crediamo gratuite perché ci vengono prospettate dal nostro consulente con facilità.
A parte costi più o meno nascosti, le banche possono proporre modifiche contrattuali unilaterali che non sempre riusciamo a percepire, e tuttavia gli aumenti contrattuali non sempre sono legittimi se non motivati. Ma le scuse lasciano il tempo che trovano.
Ad esempio Banco Popolare e Deutsche Bank nel 2016 hanno usato come giustificazione il fatto di aver partecipato al Fondo nazionale di risoluzione per aiutare le banche in difficoltà. Nell’agosto del 2017 Intesa Sanpaolo ha applicato un rincaro a circa il 30% dei correntisti spiegando che la misura era necessaria per far fronte ai tassi d’interesse di mercato.