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Creato sensore indossabile che monitora salute e ambiente circostante

Da sempre la qualità dell’aria che ci circonda è stata oggetto di svariati dibattiti, con la maggior parte degli scienziati schierati nell’affermare che, la concentrazione di sostanze dannose è cresciuta esponenzialmente negli ultimi anni, cosa che ha causato un generale peggioramento delle condizioni di salute delle persone.

Di vitale importanza diventa dunque sapersi tutelare, evitando l’esposizione a sostanze tossiche o micro-polveri che possono danneggiare irrimediabilmente le nostre vie aeree e a lungo andare creare guai ben peggiori.

Un chip innovativo ci viene in soccorso

I ricercatori della Penn State e della Northeastern University hanno messo appunto un piccolo chip in grado di essere indossabile, creato con nano materiali e stampato attraverso un laser, adoperato per modellare ogni singola linea di micro-materiale, in modo tale da assemblare una rete porosa simile al grafene.

Questa trama micro-aerobica trova sostegno poi su delle serpentine ricoperte in argento, le quali garantiscono elasticità, permettendo così al chip di adattarsi alle varie flessioni degli arti, cosa che lo rende virtualmente indossabile anche sul palmo della mano

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Il principio di funzionamento fa cardine proprio sulla micro-trama traspirante, la quale permette alle varie biomolecole di permeare, facendo da schermo alle molecole più grandi, cosa che rende il chip in grado di riconoscere molecole come il biossido di azoto o l’anidride solforosa.

I due agenti sopracitati sono i principali responsabili delle piogge acide e sono emessi dai veicoli stradali.

A rendere il tutto più efficiente ci pensa anche un meccanismo autoriscaldante che ne aumenta la sensibiltà di rilevazione.

Il progetto presenta senza ombra di dubbio innumerevoli possibili sbocchi, dal momento che non solo aiuterebbe a monitorare lo stato dell’aria nella varie città, ma potrebbe aiutare anche i medici a valutare in modo costante lo stato dei pazienti (in base alle biomolecole rilasciate dall’organismo) ma anche dell’ambiente in cui vivono, che alle volte può influire sulla prognosi.

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Pubblicato da
Eduardo Bleve