L’utilizzo dello smartphone sta diventando sempre più frequente in moltissimi momenti della quotidianità. Chiamarlo telefono (benché fosse quella la sua funzione originaria) ormai appare anacronistico, dal momento che si sono sviluppate talmente tante nuove funzionalità che sono andate a integrarsi a quella primaria da renderlo uno strumento estremamente versatile e, ormai, necessario.
Al tempo stesso, come ogni dispositivo elettronico, lo smartphone produce un certo quantitativo di radiazioni. Queste risultano in numero maggiore rispetto ad altri devices, soprattutto durante le chiamate (che si basano sulla propagazione di campi elettromagnetici).
Appare dunque spontaneo chiedersi: quanto incide l’utilizzo dello smartphone nell’insorgenza di fenomeni cancerosi?
La domanda è complessa, non tanto dal punto di vista scientifico, quanto per il profondo radicamento nell’opinione pubblica che un utilizzo eccessivo dello smartphone possa causare gravi danni alla salute (accuse che ogni nuova tecnologia si è dovuta sobbarcare nel corso dei secoli).
Attualmente, però, la scienza non ha trovato risposta a questo interrogativo: non perché non se lo sia posto, ma perché i dati non risultano sufficienti
a suggerire una correlazione tra un intensivo utilizzo dello smartphone e la cancerogenesi.Questo apparirebbe in contrasto con quanto stabilito in una sentenza del 2017 dal Tribunale di Torino – sentenza che è stata riconfermata nelle scorse settimane – e che ha visto il giudice decidere per una connessione di tipo causale con l’insorgenza di un particolare tipo di tumore benigno, il neurinoma dell’acustico di destra. Per quanto benigno, però, questa formazione può determinare un’importante ipoacusia, di fatto risultando invalidante per il soggetto.
Ma Alessandro Polichetti, dell’Istituto Superiore della Sanità, rassicura sulle attuali direttive provenienti dal Centro internazionale per la Ricerca sul Cancro, che non hanno ancora dimostrato nulla in merito se non una eventualità di correlazione, non ancora comprovata, facendo rientrare le radiazioni da dispositivi elettronici della categoria dei “possibili cancerogeni”.