Il social network Facebook, come ben avrete capito nelle ultime settimane, assume come fondamentale il rispetto di principi cardine dell’ordinamento come quello del pluralismo dei partiti politici.
Di conseguenza, l’esclusione della piattaforma di un’associazione attiva nel panorama politico italiano dal 2009, come CasaPound, si pone in contrasto con il diritto di cui abbiamo parlato qui sopra. Le querele tra il partito e il colosso infatti non sono finite.
Facebook e CasaPound ancora in guerra
Partiamo dall’inizio anche se la controversia è ormai nota. Quest’ultima nasce in seguito all’oscuramento da parte della piattaforma della pagina dell’Associazione di Promozione Sociale CasaPound Italia e anche del profilo personale dell’amministratore della pagina stessa. La reazione dell’associazione è stata immediata, che agendo ex art. 700 c.p.c. davanti al Tribunale di Roma, ha chiesto l’immediata riattivazione della pagina, con restituzione dei contenuti resi non accessibili.
Il Tribunale di Roma, senza entrare nel merito della questione, ha quindi dovuto esaminare la sussistenza dell’accusa e procedere con un provvedimento d’urgenza. L’organo ha accertato che il colosso di Menlo Park è un servizio online con regole molto precise, che l’utente di impegna a rispettare nel momento dell’iscrizione. In caso di violazione di queste regole da parte dell’utente, il contratto prevede l’irrogazione di misure sanzionatorie rappresentate o dalla rimozione dei contenuti, o dalla sospensione dell’account stesso.
Secondo il Tribunale, l’esclusione della pagine da Facebook del partito, si pone in contrasto con il diritto al pluralismo sopra evidenziato. Detto ciò, possiamo confermare che il Tribunale ha accolto il ricorso di CasaPound e ordinato alla piattaforma l’immediata riattivazione della pagina e del profilo dell’amministratore. Sicuramente la piattaforma non sarà d’accordo e la controversia continuerà per molti mesi del 2020. Staremo a vedere la risposta del social network.