Le notizie che provengono dal mondo delle telco non sembrerebbero deporre bene per gli operatori telefonici. In un recente studio, si è valutata la parabola discendente nei guadagni di Tim, Wind, Tre, Vodafone, Fastweb e degli altri operatori “minori”. Ne è risultato che in soli 9 anni siano andati persi oltre 11 miliardi di fatturato, che corrisponderebbero a circa il 24-27% della totalità dei guadagni.
Questo trend così negativo non va letto come un evento casuale o dettato dalla sfortuna, bensì come il risultato di una crescente sfiducia degli utenti nei confronti degli operatori, di un abbassamento dei prezzi per via della concorrenza – talvolta sleale – tra le parti coinvolte e fortunatamente anche di un maggior interesse delle istituzioni nei confronti della tutela dei clienti.
Fino a qualche anno fa, infatti, nessuno sarebbe riuscito da solo ad alzare la voce contro la fatturazione a 28 giorni, una vera e propria truffa ai danni dei clienti che ancora non sono stati del tutto risarciti di questa “estorsione”.
Esistono però altri metodi con cui gli operatori tentano ancora oggi di massimizzare il profitto da ogni singolo utente, spesso ricorrendo ancora a comportamenti poco trasparenti, pur essendo divenuti decisamente più monitorati degli anni precedenti. Uno di questi corrisponde all’attivazione dei cosiddetti VAS.
Servizi aggiuntivi, ecco la spada di Damocle che pesa sulle teste dei clienti
Vi è mai capitato di cliccare erroneamente su un banner, o su un link, e ritrovarvi reindirizzati su una pagina di attivazione di qualche genere di servizio a pagamento? Questo genere di situazione risulta estremamente comune tra gli utenti, ignari di star attivando un VAS.
VAS è una sigla che corrisponde a Servizi a Valore Aggiunto, ed include una serie di proposte agli utenti per poter completare l’offerta degli operatori. Si tratta ad esempio di suonerie, giochi, news, oroscopi, il cui abbonamento viene attivato perlopiù inconsapevolmente dagli utenti durante normali sessioni di navigazione su internet.
Al momento dell’attivazione, viene scalato dal credito residuo dell’utente il prezzo del servizio, così come accade ad ogni rinnovo dell’abbonamento. Ecco che i clienti si ritrovano con il proprio credito a zero senza riuscirsene a dare una spiegazione.
Dopo anni di battaglie, è diventato possibile disdire l’abbonamento e vedersi restituita la cifra sottratta se si denuncia questa errata attivazione all’operatore entro 24 ore dal momento della ricezione dell’SMS informativo. In aggiunta, per prevenire questo genere di situazioni, è possibile richiedere il blocco totale dell’attivazione dei servizi a pagamento (che Iliad ha già impostato di base nel contratto, uno dei motivi per cui molti utenti ne hanno apprezzato la trasparenza), così da non incappare nuovamente in questo spiacevole inconveniente.