Il fenomeno del coronavirus non è soltanto una triste epidemia che sta mietendo vittime in Cina e altri paesi, ma sta diventando un metodo redditizio per gli hacker per operare truffe a più livelli ai danni di utenti distratti o preda della pandemia di notizie sul web.
Questo succede perché il panico informatico da coronavirus è forse più grave dell’epidemia stessa, come spiega la società di sicurezza informatica Kaspersky in una nota:”abbiamo individuato i file dannosi, sotto forma di pdf, mp4 e docx, che si presentavano come documenti relativi al virus e alle istruzioni su come proteggersi e che contengono invece diversi file dannosi tra cui trojan e worm.”
File eseguibili mascherati da documenti in grado di sedare l’infodemia che si sta diffondendo ma che, in realtà, possono rubare dati sensibili da computer e smartphone oltre che minacciare gli archivi interni del sistema.
Coronavirus: come difendersi dagli hacker e dall’infodemia
La nota società di sicurezza informatica ha quindi diramato un comunicato con dei consigli sicuramente utili per evitare di cadere nelle mani degli hacker:
- Diffidare dal download di file da fonti non verificate né aprire alcun link, anche se inoltrato da un nostro contatto “fidato”.
- È buona creanza non condividere a nostra volta file e i link ricevuti, dotando il proprio servizio di posta elettronica di appositi filtri anti-spam.
- Particolare attenzione va data ai file con nascondono estensioni .exe e .lnk, perché spesso sono dei malware pronti a colpire.
- Scaricare o aggiornare il più possibile i vostri device, dotandoli di sistemi antivirus in grado di individuare e filtrare i contenuti sospetti.
- Non lasciare che bambini o adolescenti non informati abbiano libero accesso a smartphone e PC.
- Informarsi sul coronavirus solo attraverso i canali certificati e affidabili, a partire dal sito web del Ministero della Salute.
Sul tema dell’infodemia, anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità è intervenuta. Per esempio, l’OMS ha smentito categoricamente che il virus si possa trasferire attraverso posta e merci provenienti dalla Cina. Ma il proliferare di bufale continua a generare ondate di creduloni, e di conseguenza la diffusione dei virus informatici ha vita facile.