Ormai siamo quasi entrati nell’era del 5G con le prime antenne accese in questi mesi, e se anche si tratta ancora di una fase sperimentale l’Italia uno dei primi paesi europei cablati per il segnale di quinta generazione. Ad oggi poche città vantano questo primato nello stivale, ma l’obiettivo dei vari Tim, Wind 3, Vodafone e Iliad è di estendere la rete nei prossimi mesi a copertura del’intero territorio nazionale nel giro di un anno.
Tuttavia al sorgere di una nuova tecnologia succede sempre che i primi a parlare siano gli “apocalittici del pensiero dirompente”, e sul 5G si è sempre detto che manderà in pensione il 4G o che ci ucciderà con le radiazioni millimetriche MIMO. Inferendo che il 4G verrà spento è un modo pernicioso per spingere gli utenti a cambiare smartphone, ma non è affatto vero.
Ok accettiamo il fatto che il 4G verrà prima o poi accantonato definitivamente
, ma ci vorranno più di 10 anni (cioè quando parleremo di 6G e 7G!). La cartina al tornasole di quanto sosteniamo l’abbiamo davanti gli occhi: il 3G non è stato spento in favore del 4G, vuoi per le infrastrutture o per la morfologia del territorio è ancora oggi fondamentale. Da poco stiamo abbandonando il 2G, connessione che resisteva dall’alba dei tempi della telefonia mobile. Quindi lo stesso scenario accadrà tra 4G e il 5G.A risentire dell’introduzione della nuova tecnologia sarà soprattutto il 3G (scontato!), poiché nel nostro Paese la legislazione sulle emissioni di radiazioni da onde elettromagnetiche è particolarmente stringente e non accetta deroghe.
Pertanto, per evitare che anche il 5G venga rallentato da queste soglie di tolleranza, gli operatori telefonici stanno valutando l’opportunità di dismettere la rete 3G UMTS e convertire queste antenne per i trasmettitori di quinta generazione.
Per ora è solo un’ipotesi, ma molto plausibile.