Il 26 aprile 1986 è una data impressa nelle menti di molte persone e purtroppo non per felici ragioni. Da quando il reattore numero quattro dell’impianto nucleare Chernobyl esplose, la visione su questo tipo di energia è totalmente mutata spingendo molto persone a non nutrirne fiducia. Molti cittadini e impiegati della centrale rimasero coinvolti nel catastrofico incidente in prima persona, lo stesso che diede vita ad una nube tossica che invase gran parte dell’Europa facendo riversare la sua pericolosità sulla terra e sui raccolti di cui ancora oggi ci cibiamo. Sebbene da quella notte siano passati dei decenni, ancora oggi Chernobyl risulta essere un argomento di discussione molto attuale e soprattutto un centro di ricerca costante, dove migliaia di scienziati impiegano le loro forze per comprendere gli effetti del nucleare sulla vita e contenere anche il disastro ambientale nato a seguito del materiale tossico rilasciato.
Dopo 34 anni, dunque, nella centrale nucleare di Chernobyl vengono condotti ancora dei test. Tra gli ultimi annunciati ve ne è uno che sarà portato avanti da una squadra di scienziati di Sheffield ed una provenienti dall’Ucraina. Scopo di questo esperimento sarà capire se esiste un modo per smaltire in maniera più efficiente i risvolti dell’incidente del ’86. Per poter analizzare al meglio tutte le risorse, quindi, gli scienziati si sono prefissati un compito: riprodurre in laboratorio l’esplosione del nocciolo del reattore numero 4. A tal proposito non bisognerà nutrire alcuna paura poiché per l’esperimento verranno utilizzati elementi chimici non pericolosi e che non potranno generare eventuali problematiche odierne.