I trojan sono dei piccoli programmi informatici malevoli, adoperati per penetrare all’interno dei computer delle vittime, camuffati da programmi attendibili, per poi rubare i dati dell’utente.

Sono proprio questi piccoli ma meschini programmi i protagonisti del del decreto intercettazioni, si è infatti discusso di un loro possibile impiego a livello legale.

Il decreto discusso

Il provvedimento ha ottenuto da prima il voto di fiducia, superando il banco di prova del Senato, in seguito, ha ottenuto la fiducia anche della Camera (304 i voti favorevoli, 226 i contrari), apprestandosi quindi a compiere il passo definitivo verso l’ok finale.

L’utilizzo dei trojan, era precedentemente previsto dalla riforma dell’ex Guardasigilli, che però lo limitava a casi di reati gravissimi come mafia e terrorismo.

Inoltre le intercettazioni erano custodite dalla polizia investigativa e potevano essere utilizzate solo allo scopo della risoluzione del caso, quindi non adoperabili per ampliare il raggio di intervento delle autorità.

Il nuovo decreto inserisce importanti novità, nonostante abbia suscitato le critiche delle opposizioni.

Al suo interno è stato inserito l’obbligo di palesare le motivazioni che giustifichino l’uso dei trojan per reati diversi da quelli di mafia e terrorismo, oltre all’obbligo di usarli per reati che implichino oltre i 5 anni di reclusione.

Inoltre non solo sarà possibile usare i trojan nei reati contro la pubblica amministrazione commessi da pubblici ufficiali, ma anche in casi di reati commessi dagli “incaricati di pubblico servizio”.

Infine nel decreto viene sottolineato che le intercettazioni attraverso trojan, in reati che coinvolgono pubblici ufficiali, potranno essere condotte anche nelle mura di casa.

 

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