Abbiamo dedicato un recente articolo ai Social Network letterari, dei veri e propri luoghi di ritrovo virtuali per gli amanti della lettura, in cui qualsiasi azione compiuta o qualsiasi attività svolta viene ricondotta ad un unico tema: i libri.
L’avvento dei media sociali ha rivoluzionato l’esperienza di lettura, trasformando un’attività tradizionalmente solitaria ed intima in un atto di condivisione e connessione. In questo contesto, il libro si trasforma in uno spazio di incontro, confronto, dialogo ed interazione in un ambiente online.
Si parla, in questo caso di lettura sociale o di «social reading» per indicare tutte quelle piattaforme e quei servizi che consentono agli utenti di entrare a far parte di una comunità di lettori, e insieme discutere di libri, adottando una pluralità di strumenti attraverso i quali interagire e comunicare che varia a seconda del servizio di riferimento.
Il social reading include una moltitudine di aspetti diversi, ma parte da un’idea di base comune: offrire ai propri utenti uno spazio di interazione e comunicazione continua, e permettere loro di incontrare altri lettori in rete, entrare in contatto con essi a partire dall’allestimento della propria libreria attraverso i quali visualizzare i libri letti, quelli in fase di lettura e quelli in programmazione, e ancora includono strumenti che permettono di valutare, recensire, commentare, consigliare e aggiungere annotazioni su ciascun libro.
Alcune piattaforme, poi, premiano i lettori con simpatici badge da aggiungere al proprio profilo, permettono di catalogare i libri in base al proprio mood o al luogo ideale di lettura, altre consentono la condivisione delle proprie sottolineature, magari dei passi del libro ritenuti più importanti, o ancora sono previsti originali meccanismi di geolocalizzazione dei luoghi narrativi, per favorire una immersione più profonda nell’universo immaginario di riferimento, o la possibilità di creare o iscriversi a gruppi di lettura (oltre che gruppi di discussione) all’interno dei quali condividere sottolineature, appunti ed annotazioni.
Un esempio di Social reading è il metodo TwLetteratura, sperimentato per la prima volta nel gennaio 2012 da Paolo Costa, Edoardo Montenegro e Pierluigi Vaccaneo, figure attorno alle quali si è poi riunita una comunità formata da migliaia di lettori appassionati.
«La comunità sceglie un libro, lo legge e lo commenta – un capitolo alla volta, in base a un calendario condiviso – ‘riscrivendolo’ su Betwyll (la app per il social reading di TwLetteratura) o su Twitter. Ciascun utente propone la propria lettura in forma di twyll e/o tweet che possono essere parafrasi, variazione, commento, libera interpretazione del testo di partenza.»
Il metodo TwLettura, dunque, cerca di smontare il testo di partenza, decomporlo per indagarne le profondità e qui scovarne i segreti, i significati nascosti, e creare dunque un nuovo testo che deriva dalla collaborazione e dal singolo contributo proposto da ogni membro della community. Il progetto Betwyll è oggi impiegato anche nel settore della didattica, promuovendo una nuova modalità di social learning in cui gli studenti sperimentano la lettura sociale e attraverso di essa si appropriano di nuove conoscenze e competenze.
Si tratta, essenzialmente, di una nuova forma di organizzazione ed acquisizione del sapere che passa attraverso la condivisione, il confronto ed il dialogo continuo tra docenti e studenti, e che non solo favorisce l’arricchimento del bagaglio culturale dell’individuo, ma che aiuta anche a sviluppare un pensiero critico e soprattutto educa all’uso consapevole della tecnologia e dei suoi strumenti.