Cambiano le forme, i modi e il paratesto ma spesso le catene di S. Antonio ritornano a tormentare gli utenti su WhatsApp. In troppi stanno infatti condividendo una nuova versione di un vecchio testo che incita a far da sé contro il coronavirus.
Il tempo trascorso tra le diverse versioni della bufala ha generato però una vera pandemia sui social, laddove chiunque si sia prodigato nel dare consigli su come affrontare il coronavirus alla fine è finito nella rete dei ciarlatani anche se è un medico competente. Una buona pratica sul web è chiedere sempre a chi diffonde queste fake news di cancellarle e fermare la catena.
Vediamo insieme di cosa parla questo messaggio fuorviante.
Autodiagnosi. La peggiore bufala che si possa diffondere è quella dell’autodiagnosi, ma quello che ormai è acclarato è che il COVID-19 non manifesta sintomi subito evidenti. Di base non differisce dalle comuni sindromi influenzali né da quelle più pericolose come la SARS, ma è un virus completamente nuovo e non esistono vaccini.
In questa catena si sostiene che chi ha la fibrosi polmonare sia da imputare al coronavirus, quando invece può essere associata a malattie reumatologiche. Quando non è possibile individuare la causa scatenante si parla di fibrosi polmonare idiopatica, ma di certo è un problema più grave ma non connesso al COVID-19.
Bere acqua per purificarsi. Se è buona pratica assumere circa due litri d’acqua al giorno per avere una vita in ottima salute, di certo non vi aiuterà a sterilizzarvi dal virus. Piuttosto è assai pericoloso decidere di poter sostituire le mascherine e le precauzioni igieniche bevendo molta acqua.
Purtroppo questa e altre considerazioni fai da te fanno spesso capolino su Whatsapp, e viene dato loro credito solo perché si citano “esperti di Taiwan e del Giappone”. Una bufala è una bufala, e sebbene si cambi forma o grafica bisogno trattarla come tale.