Per fronteggiare al meglio l’emergenza Coronavirus nel nostro Paese, si stanno adottando tutte le misure più restrittive. Già qualche comune ha iniziato ad usare i droni, in modo da controllare i ‘furbetti’ che continuano ad uscire di casa senza validi motivi.
Fino a pochi giorni fa, c’erano pochissime località che avevano pensato di ricorrere all’uso dei droni, ma vista l’efficienza, adesso tale operazione è presa in considerazione da più comuni, da Nord al Sud (es. Forlì, Udine, Grosseto e Bari). Il motivo di questa scelta è di monitorare gli spostamenti delle persone nel proprio territorio comunale, in pieno rispetto delle regole emananate dallo Stato.
Enac: ok a monitorare gli spostamenti dei cittadini con i droni
Come già detto in precedenza, l’uso dei droni è partito da alcuni comuni ma adesso c’è anche un’autorizzazione ufficiale dell’Enac che stabilisce tale impiego. Per chi non conoscesse l’Enac, stiamo parlando dell’Ente nazionale per l’aviazione civile ed autorità italiana di regolamentazione tecnica, certificazione e vigilanza nel settore dell’aviazione civile, sottoposta al controllo del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti.
Proprio nelle ore precedenti, l’Enac ha autorizzato i comuni all’uso dei droni sul proprio territorio, specificando il tipo di dispositivi che possono essere adoperati e le modalità per arginare tale emergenza.
In una nota inviata ai ministeri dell’Interno, dei Trasporti e della Giustizia, si evince che tale autorizzazione sta nell’ottica di “garantire il contenimento dell’emergenza epidemiologica coronavirus”.
La nota precisa che “le operazioni condotte con sistemi aeromobili a pilotaggio remoto con mezzi aerei di massa operativa al decollo inferiore a 25kg, nella disponibilità delle autorità locali, potranno essere condotte in deroga ai requisiti di registrazione e di identificazione” fissate dall’articolo 8 del Regolamento Enac.
L’Enac conclude specificando che fino al prossimo 3 aprile i droni possono essere usati “nelle aree prospicienti di tutti gli aeroporti civili e identificate come ‘aree rosse’, ad una quota massima di 15 metri”.