Controllare la diffusione del virus rappresenta una delle maggiori priorità in questo momento di crisi sanitario. Dal momento che i contagi si estendono in senso circolare rispetto alle persone infette, durante la fase di anamnesi il paziente viene sottoposto ad una serie di domande per individuare anche le persone che, standogli accanto, potrebbero essersi infettate.
Pertanto, un sistema di monitoraggio degli infetti da Coronavirus potrebbe rappresentare una soluzione per contenere i contagi.
In tal senso si sono mossi il Ministro per l’Innovazione Tecnologica e Digitalizzazione, il Ministero della Salute, l’ISS e l’OMS, avviando una consultazione per riuscire a trovare soluzioni tecnologiche capaci di fermare, o quantomeno ridurre, la diffusione del Coronavirus, che però al contempo non ledano il diritto alla privacy degli utenti.
Tracciamento utenti, invasione della privacy o alleato contro il virus?
Proprio tre giorni fa il ministro Pisano si esprimeva chiarendo che l’obiettivo fosse di “individuare, nei prossimi tre giorni, le migliori soluzioni digitali disponibili sul mercato per app di telemedicina e strumenti di analisi dati, e coordinare a livello nazionale l’analisi, l’adozione, lo sviluppo, l’utilizzo di queste soluzioni per il monitoraggio e contrasto alla diffusione del COVID-19”.
Un progetto ambizioso che andrebbe dunque ad inserirsi nella scia del cosiddetto modello coreano, cercando una strategia per poter seguire gli spostamenti degli utenti e contestualmente ottenere informazioni sulle eventuali luoghi frequentati dei pazienti poi risultati infetti.
Il governo si è quindi mostrato favorevole all’adozione di questo strumento, e proprio ieri anche ottenuto il via libera da parte del Garante della Privacy Antonello Soro, pur redarguendo l’esecutivo di redigere una normativa chiara a tutela degli utenti.
Nessuna violazione dei diritti fondamentali dei cittadini, dunque. Purché la durata di un tale provvedimento si limiti strettamente al periodo relativo all’emergenza.