La carenza di mascherine in ambito sanitario così come nel privato sta forzando gli Italiani in quarantena a trovare soluzioni alternative per proteggersi dal coronavirus. I più colpiti dall’iniziale penuria di strumenti di protezione sono stati proprio gli operatori sanitari, costretti a riutilizzare mascherine però monouso. Ma un team di dermatologi dipendenti del Henry Ford Health System ha scoperto come sterilizzare maschere già usate tramite l’esposizione ai raggi UV.
Come ha affermato Iltefat Hamzavi, un dermatologo del team all’Henry Ford, “ci siamo riuniti e abbiamo pensato a cosa potevamo fare per rendere sicure le mascherine dopo l’utilizzo, sfruttando in particolare la luce UVC, così da poterle riutilizzare“. Un’idea diventata realtà in men che non si dica grazie ad una partnership tra l’istituto e una società chiamata Daavlin.
Il processo di sterilizzazione ha seguito un iter ben preciso gestito dalla società partner del progetto, come spiegato dal dottor Hamzavi:“alla fine siamo stati in grado di lavorare con loro per identificare la lunghezza d’onda e la potenza delle radiazioni specifiche per assicurarci di uccidere il virus. Usiamo costantemente attrezzature per fototerapia nei nostri uffici per curare le malattie della pelle. Ma Daavlin è stata in grado di riutilizzare questi dispositivi, immergendoli nella luce delle lampade UVC. Abbiamo portato i nostri risultati a Detroit e lo abbiamo iniziato i test sulle mascherine in uso dal personale sanitario.
”Ad ogni modo non possiamo festeggiare, poiché sembra che non tutte le mascherine potrebbero rispondere bene al trattamento con i raggi ultravioletti. Anche qui il dottor Hamzavi ha tenuto a precisare che “non tutte le mascherine si sono comportate allo stesso modo. Si possono irradiare tutte le maschere almeno una volta e alcune anche sette, otto, nove volte senza che esse ne risentano. Ciò non va dimenticato, in modo da valutare accuratamente su quali mascherine viene condotto il trattamento e soprattutto quale sistema di illuminazione si sta usando.”
Ovviamente, non possiamo in alcun modo fare questo procedimento a casa. Il coronavirus passerà, ma non dobbiamo cedere di un centimetro.