lunedì, Aprile 14, 2025

Patrimoniale: con l’Italia in difficoltà si torna a parlare della tassa

Da quando il Governo Conte ha emanato le prime misure economiche a sostegno dei cittadini, inizia ad affacciarci sul Bel Paese lo spettro della Patrimoniale. Tassa molto amata dalla sinistra, consiste nel colpire fiscalmente non solo i redditi ma l’intero patrimonio dei contribuenti, con un’attenzione particolare a quelli più cospicui. La necessità di contenere il deficit che tali misure produrranno in un’economia già vacillante, vede il Governo impegnato a trovare soluzioni immediate anche per non dover ripiegare su decisioni, come l’aumento dell’Iva, che non aiuterebbero il mercato a ripartire.

Così l’idea della patrimoniale che graverebbe soprattutto sui capitali e sui beni (mobili ed immobili) dei cittadini più agiati, sembra non solo auspicabile ma persino indolore per l’economia nostrana. Già nel lontano 1992 il Governo Amato utilizzò la Patrimoniale per scongiurare un crack finanziario che non avrebbe consentito all’Italia di partecipare alla costruzione di un’Europa Unita. Allora si pensò ad introdurre un prelievo forzoso del 6 per mille su tutti i conti correnti bancari.

Se introdotta chi colpirà la Patrimoniale? E quali effetti avrà?

La patrimoniale colpisce soprattutto i redditi medio alti ed erroneamente si pensa che quindi nessuno venga seriamente danneggiato da questo regime di tassazione. In realtà, minando il capitale di coloro che normalmente rappresentano i primi investitori sul mercato, si rischia di generare una sfiducia che non sempre produce gli effetti sperati. Così se da una parte l’uso della patrimoniale consente di sanare il deficit, dall’altro fa vacillare il rapporto tra i consumi ed i guadagni, senza il quale non si può parlare di progresso economico.

Inoltre non dobbiamo dimenticare che, se utilizzata, la patrimoniale andrebbe ad affiancarsi ad una pressione fiscale sul reddito salariale già alta di suo. Senza poi contare che nel nostro Paese sono in vigore alcune patrimoniali “nascoste”, come Imu e Tasi, che ogni anno gettano nelle casse dello Stato 21 miliardi di euro. A queste dobbiamo aggiungere l’imposta di bollo, il canone Rai, il bollo auto, l’imposta sulle imbarcazioni, la tassa sulle transazioni finanziare, sulle successioni e sulle donazioni che tutti gli anni versiamo e che sono a tutti gli effetti patrimoniali “nascoste”.

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