Il mercato delle auto elettriche sta lentamente prendendo piede ed è lecito chiedersi quali vantaggi tali veicoli abbiano. La prima domanda che viene naturale porsi è se sia possibile che si tratti di auto totalmente ad emissioni zero di inquinanti. Se così fosse i veicoli elettrici rappresenterebbero la soluzione a buona parte del surriscaldamento globale, anche se da un’attenta analisi pare non sia esattamente così.
Per quanto sia evidente che le auto elettriche producano meno inquinanti di quelle che si alimentano con il carburante, non si può dire lo stesso della fase relativa alla produzione della batteria. Batterie che non hanno una durata eterna ma che piuttosto sono soggette ad un tasso di deperimento che può andare dal 2,3% annuo (in linea con la media generale) della Tesla Model S, al ritmo del 4,2% come per la Nissan Leaf.
Secondo uno studio condotto dallo Swedish Environmental Research Institute di Stoccolma, la produzione delle batterie per le auto elettriche comporta l’immissione nell’aria di grandi quantitativi di Co2. Per la precisione si parla di 150/200 kg per ogni kWh di potenza. Ad esempio si stima che per la Nissan Leaf e la Tesla Model S che hanno batterie rispettivamente da 30 e 100 kWh, si produrrebbero circa 5,3 e 17,5 tonnellate di Co2.
C’è però da dire che la produzione delle batterie si avvale di due fasi: la prima riguarda le attività di estrazione dei materiali grezzi che sono a bassa emissione di inquinanti, mentre la seconda concerne la loro lavorazione. Solo quest’ultima è la responsabile proprio dell’inquinamento di cui sopra.C’è poi da dire che le batterie provenienti da questo tipo di produzione non sono eterne, ma piuttosto durature nel tempo, il che abbatte proprio il numero di emissioni generate dalla loro realizzazione. Si passa dai 5 anni per le batterie al Nichel-metallo idruro, montate ad esempio sulla Toyota Prius, fino agli 8 anni di quelle al litio per auto come quelle targate Tesla o Nissan.