La luce ultravioletta rappresenta un intervallo della radiazione elettromagnetica non visibile dall’occhio umano, data una lunghezza d’onda leggermente inferiore rispetto alle nostre possibilità, ma comunque superiore ai cosiddetti raggi X.
La banda d’interesse per la sanificazione è la cosiddetta UV-C (oscillante tra 200 e 280 millimetri), molto importante perché presenta un contenuto energetico decisamente elevato, in grado di distruggere completamente i batteri, promettendo una disinfestazione ed una igienizzazione del 99,9%.
I raggi UVC sarebbero decisamente distruttivi per la struttura del DNA dei funghi, spore, batteria, acari e muffe, andando difatti a danneggiare il loro apparato riproduttivo, impedendone a tutti gli effetti la proliferazione. Di conseguenza sono ampiamente utilizzati per gli effetti germicidi dalle principali realtà che si occupano della sanificazione di ambienti precedentemente infestati, anche proprio dal Coronavirus.
Questa tecnologia potrebbe essere uno dei mezzi più rapidi per distruggere e debellare un virus che al giorno d’oggi ha causato troppe morti e per il quale purtroppo la risoluzione sembra essere molto lontana, rispetto a quanto effettivamente avremmo anche solo lontanamente sperato. Il vaccino lo stanno testando, ma prima di poterlo approvare, e poi produrre su larga scala, passeranno ancora mesi, se non più di un anno.