Con l’intero paese chiuso nelle proprie abitazioni a causa delle disposizioni dettate in seguito alla diffusione del Coronavirus, il concetto di Smart Working ha iniziato a diffondersi fra gli Italiani. Questo approccio innovativo, a differenza di quanto si possa immaginare, era già da tempo adottato in Italia ma, ad oggi, i numeri sono fortemente cambiati. Attualmente, quindi, non c’è dubbio: è questa la soluzione che permette a tutti i cittadini di continuare a lavorare senza presentarsi fisicamente in sede.
Apparentemente può quindi sembrare la soluzione definitiva ad ogni problema ma, in realtà, lo Smart Working potrebbe compromettere la produttività dei dipendenti. Non basta infatti dedicarsi al completamento dei task assegnati poiché, come possiamo facilmente immaginare, le complicazioni sono dietro l’angolo. Scopriamo quindi di seguito il motivo per cui il lavoro da casa potrebbe non funzionare.
Nel momento in cui la tecnologia diventa cosi importante da intaccare il nostro lavoro, iniziano ad emergere molteplici problematiche sottovalutate fino a poco prima. Ad oggi, ad esempio, sta diventando molto comune imbattersi in virus e rasomware che, di fatto, rischiano di compromettere tutto il lavoro svolto nell’ultima settimana. Non è questo però l’unico problema dello Smart Working. Visti i recenti disservizi di rete, infatti, si rischia quotidianamente di scontrarsi con dei rallentamenti che, di fatto, potrebbero minare la concentrazione dell’utente andando ad incidere sulla qualità del lavoro svolto.
A questo punto possiamo dire con fermezza che lo Smart Working potrebbe risolvere molte problematiche, come ad esempio l’inquinamento atmosferico, fornendo più flessibilità al dipendente ma, in alcuni casi, quest’ultimo potrebbe rivelarsi un arma a doppio taglio.