Accedere al conto corrente tramite internet attraverso il sistema di Home banking, è pratica comune di molti. In questo modo si possono svolgere varie operazioni bancarie restando comodamente a casa ed evitando la fila agli sportelli. Tuttavia questo sistema è pieno di insidie soprattutto perché su internet è facile diventare preda di hacker che una volta introdotti nel sistema sottraggono dati e denaro.
Nel caso dell’home banking, la truffa più diffusa e comune è quella del phishing. In pratica gli hacker tendono la loro rete inviando ai correntisti messaggi di posta elettronica contraffatti e che imitano quelli delle banche. L’utente, convinto si tratti proprio del suo istituto di credito, entra nella falsa email che lo rimanda ad un sito truffa. E qui avviene il furto: per entrare sul sito il correntista digita le proprie credenziali ed il gioco è fatto perché l’hacker viene a conoscere i dati necessari per accedere al conto online.
La sentenza n.806/2016 della Corte di Cassazione ha riconosciuto alcune responsabilità agli istituti di credito nel caso in cui si risulti vittima di phishing. Le banche dunque sono tenute al risarcimento dei propri clienti truffati dimostrando che nessun sistema di prevenzione sia stato attivato a tutela del conto on line. A questo punto è diritto del correntista chiedere il rimborso alla propria banca in via stragiudiziale e in un secondo momento rivolgendosi al Tribunale competente.
Dovere del cliente solo quello di dichiarare l’utilizzo illegittimo da parte di terzi delle proprie credenziali. La banca invece, oltre a dover risarcire il correntista dovrà anche rispondere di uso improprio dei dati sensibili del cliente truffato. Solo se la banca riuscisse a dimostrare la responsabilità dell’utente beffato nell’utilizzo inadeguato delle proprie credenziali, che allora si potrebbe ritenere non colpevole.