Esiste una tassa che molti utenti non conoscono e che riguarda ogni conto corrente bancario o postale che non sia soggetto ad agevolazioni particolari (come invece può esserlo un Conto Giovani).
Questa imposta corrisponde al bollo sul conto corrente, che costituisce una tassa fissa e non dipende in alcun modo da quanti soldi siano depositati sul conto o da quanto questo venne utilizzato. L’unica eccezione corrisponde ad avere una giacenza media che non supera i 5000 euro: in tal caso l’intestatario risulta esente dal pagamento. La sua introduzione risale al 1972, e nonostante le continue proteste dei consumatori non è mai stata abolita.
L’importo, invece, varia a seconda che l’intestatario del conto corrente corrisponda ad una persona fisica o ad un’azienda. Nel primo caso equivale a 34,20 euro all’anno, nel secondo a 100,00 euro all’anno.
È possibile però aggirare il pagamento di quest’imposta? Se sì, come? Cerchiamo di fare chiarezza.
Le modalità di pagamento di questa imposta, in realtà, sono intrinseche all’attivazione del conto stesso. Al momento dell’estratto conto, anche laddove non sussista un obbligo di invio o di redazione del documento, viene detratta la cifra corrispondente in qualità di pagamento. Quanti più estratti conto vengono inviati durante l’anno, tanto più il pagamento risulterà dilazionato nel corso dei mesi.
L’unico modo per risultare esenti dal pagamento, laddove la giacenza media superasse i 5000 euro come descritto sopra, corrisponderebbe all’avere un ISEE inferiore ai 7.500 euro.
Per vedersi riconosciuto questo diritto, è necessario produrre l’attestazione ISEE e presentarla verso il proprio istituto di credito in maniera tale che l’intermediario, che in tal caso agisce come sostituto di imposta, non trattenga l’importo annuale corrispondente.