Tra le misure a sostegno dei lavoratori stabilite nel Decreto Cura Italia, c’è anche quella che prevede la sospensione dei licenziamenti fino a fine emergenza Coronavirus. In buona sostanza durante questo periodo e fino a quando l’epidemia non si considererà arrestata nessun dipendente può essere mandato via se non per questioni di carattere disciplinare.
Le restrizioni relative a cui sono sottoposte molte aziende in questo periodo sono un male comune e che non può essere risolto con il licenziamento dei relativi lavoratori. Anche perché lo Stato sta provvedendo a sostenere le aziende in difficoltà a causa dell’emergenza sanitaria proprio con misure specifiche. Il bonus autonomi e la cassa integrazione sono infatti tra le formule attraverso cui il Governo oggi tenta di supportare le imprese, dalle più piccole alle più grandi.
Il Decreto Cura Italia ha sancito il divieto di licenziare i lavoratori subordinati per i mesi di marzo ed aprile e non considera validi i licenziamenti pervenuti dopo il 23 febbraio.
A stabilirlo gli articoli 4 e 5 della legge 23/1991 e l’art. 25 della legge 223/1991, che trattano di licenziamenti collettivi e che sono state riattualizzate per l’occasione. Qualsiasi interruzione del rapporto di lavoro oggi non può essere motivata dal crollo delle vendite, ne dalla chiusura di reparti aziendali perché innescati da una situazione emergenziale che va monitorata.Dunque chiunque sia stato licenziato seppure per giustificato motivo dopo il 23 febbraio, dovrà essere riammesso nella sua posizione. Pertanto stop alla procedura di riduzione del personale, che tuttavia consente il licenziamento del dipendente se motivato da questioni “disciplinari”. Nei casi di grave condotta o di atteggiamenti contrari all’etica aziendale il lavoratore è ancora soggetto al licenziamento senza la possibilità di ottenere il reintegro.