L’emergenza Coronavirus sta procedendo ormai verso quella che gli esperti definiscono fase post-lockdown, in cui si dovrà procedere piano piano alla riapertura dei vari luoghi di aggregazione, ma con la giusta cautela onde evitare un’epidemia di ritorno.
Per fare ciò sarà necessario avere tra le mani un’immagine che descriva bene e in tempo reale lo stato della popolazione, ecco perchè si stanno già varando i primi test sierologici per verificare lo stato dei vari pazienti.
Mentre in Italia si aspettano i vari via libera, la Germania ha già scelto la strada della sierologia, in modo tale da fare screening di massa con un ritmo di almeno 100.000 test a settimana.
In Italia, l’azienda esperta nella produzione di test diagnostici, la DiaSorin, ha in fase di ultimazione un test diagnostico di tipo sierologico ad alto tasso di processazione, ovvero un test rapido in grado di dare subito un risultato se riscontra la presenza di anticorpi contro il Sars-Cov-2.
I test sierologici sono una tipologia di test diagnostico indiretto che servono a fare diagnosi di malattia ricercando gli anticorpi prodotti dal sistema immunitario per combattere l’ospite indesiderato.
Come se non bastasse, questa metodologia permette anche di ricostruire la storia dell’andamento della malattia in un paziente, possibilità resa accessibile grazie alla differenziazione degli anticorpi (immunoglobuline).
Infatti le immunoglobuline (Ig) si dividono in svariate classi, in questo caso quelle che contano sono le Immunoglobuline M (IgM) e le Immunoglobuline G (IgG), dal momento che le IgM si sviluppano in un periodo molto breve a seguito dell’infezione, circa una settimana, mentre le IgG iniziano ad aumentare dopo 14 giorni dall’infezione (in concomitanza con una discesa delle IgM) e permangono per un certo lasso di tempo post-guarigione.
Da ciò è facile intuire che se viene rilevata la presenza di sole IgM la malattia è in fase acuta o di esordio, quindi il caso di certo merita una considerazione del tutto diversa rispetto ad uno in cui vengono rilevate solo le IgG, dato che indicherebbe una guarigione in corso o totale.
I risultati possibili sono ben 4, tutti che necessitano della presenza della linea controllo per essere ritenuti validi.
In prima istanza abbiamo appunto la linea controllo al di sotto della quale sono presenti antigeni del virus adesi ad una membrana i quali reagiranno con gli eventuali anticorpi contenuti nel sangue del paziente (sangue intero pungidito).
Una volta che gli anticorpi avranno reagito con con gli antigeni virali, formeranno un unico complesso ag-ab (antigene-anticorpo) che migrerà per capillarità verso le due bande successive.
Le due bande successive contengono anticorpi specifici contro il nuovo complesso creato, i quali reagiranno legandosi e precipitando sulla membrana cromatografa provocandone la colorazione.
La affidabilità del test è ancora da valutare, stando all’esperienza maturata con altri virus, i test per le IgG con risultato negativo dovrebbero avere una buona affidabilità, non rimane che attendere ulteriori trials per vedere come si evolverà la situazione.