Il 2020 non ha purtroppo smesso di incontrare la cosiddetta “truffa dello squillo”, ovvero quando il vostro smartphone squilla senza darvi il tempo di rispondere invitandovi a richiamare. Quando proviamo a farlo siamo inconsapevoli che alla risposta ci verrà tariffato 1,50 euro per ogni secondo di chiamata.
La breve telefonata arriva da un numero con prefisso straniero, e se non richiamiamo subito i criminali tentano un secondo squillo che spinge molti a richiamare. Questo nuovo allarme ha messo in guardia la Polizia Postale che subito si è attivata per dispensare consigli su come evitare di cadere in questa truffa dal salatissimo conto in bolletta.
Conosciuta dagli addetti ai lavori in gergo come “ping call” o “wangiri”, la tariffazione è così salata perché lo squillo arriva da numeri locati in Africa: in particolare dalla Tunisia (prefisso +216). Recentemente però si è aggiunta anche l’Inghilterra
(+44) perché uscita dal Roaming UE, mentre sono sempre presenti prefissi dalla Moldavia (+373), dal Kosovo (+383), dalla Bielorussia (+375), dalla Lettonia (+371) e altri.Nel caso foste dei fulmini a rispondere allo “squilletto”, vi trovereste di fronte a un interlocutore muto, poiché gli esperti di truffe telefoniche hanno svelato che il chiamante è in realtà un software che chiama in base a un database illegale di numeri rubati. Inoltre si è capito che lo schema della truffa si articola di solito in serata, quando in tanti hanno staccato dagli uffici e sono più attenti allo smartphone.
In generale quando ricevete una chiamata internazionale non cedete all’impulso di richiamare, e se volete togliervi degli scrupoli potete controllare che il numero sia sicuro su Google. La polizia consiglia sempre d’ignorare ogni comunicazione di questo tipo, bloccare il numero sconosciuto e denunciare quanto accaduto alle autorità di competenza.