In questo periodo difficile in molti hanno perso il lavoro o sono stati costretti alla cassa integrazione perché costretti a casa dal lockdown. Va da sé che molte famiglie sono entrate in un lungo tunnel di crisi economica, tanto da tirare i remi in barca e cominciare a non pagare tasse e altri oneri finanziari. Purtroppo, al netto di proroghe e sospensioni, la macchina del Fisco non rallenta mai e procederà a richiedere agli evasori fino all’ultimo centesimo che devono allo Stato.
In casi limite in cui si applica il prelievo forzoso dai conti e il pignoramento, tuttavia ci sono dei beni che il Fisco non vi può toccare, ovvero quelli che il legislatore considera di prima necessità. In genere i pignoramenti sono regolati dagli artt. 514, 515, 516 e 545 del Codice di Procedura Civile, ma ora vediamo quali sono questi beni intoccabili dal Fisco.
Come regolato dall’art. 514 del Codice di Procedura Civile, sono impignorabili i beni di prima necessità come vestiti, biancheria, arredamento, elettrodomestici (tranne la TV) e il principale mezzo per andare al lavoro. L’art. 545 indica invece l’intoccabilità dei sussidi per maternità
, quelli per la malattia professionale, le pensioni minime e il sostentamento di persone in stato di indigenza.In genere, il pignoramento può essere attuato sui salari o sulle pensioni nella misura di 1/5 sulla parte eccedente la soglia minima sopra la povertà. Inoltre, un bene inalienabile dal suo proprietario è la casa in cui vive, non importa quanto piccola o lussuosa sia. Le condizioni per cui diventa non pignorabile sono:
Queste sono condizioni fondamentali per fare valere il diritto di impignorabilità dell’abitazione. Tuttavia c’è un limite ben concreto che la legge non può bloccare: i diritti dei cittadini sul pignoramento cadono di fronte ai creditori privati. Infatti se non si tratta di procedimenti operati da Agenzia delle Entrate e Riscossione, il cittadino debitore può essere spogliato di ogni bene.