Il vicepresidente del colosso americano Amazon, Tim Bray, ha recentemente lasciato il colosso criticando anche la società per il trattamento riservato ai dipendenti.
Bray era in Amazon dal dicembre 2014 e ora lascia i ruoli di Senior Engineer e Vice President. La decisione è stata spiegata in un lungo intervento pubblicato sul proprio sito personale. Scopriamo insieme tutti i dettagli.
Ecco un passaggio significativo dell’intervento sul proprio sito: “Licenziare i whistleblower non è solo un effetto collaterale delle forze macroeconomiche, né qualcosa di legato al funzionamento del libero mercato. È l’evidenza di una vena di tossicità che attraversa la cultura aziendale. Scelgo di non servire né di bere quel veleno“. Il riferimento è verso le proteste che hanno coinvolto i lavoratori del gruppo già all’inizio dello scorso anno.
Nell’ultimo periodo non hanno fatto che intensificarsi a causa della crisi sanitaria avvertita su scala globale. Il colosso di Seattle ha più volte sottolineato il proprio impegno finalizzato a garantire la sicurezza di tutti i propri dipendenti , fornendo loro il necessario per poter lavorare in sicurezza. Bray nella sua dichiarazione ha fatto riferimento a come in AWS la situazione sia differente rispetto a quello che accade nelle divisioni del gruppo di Jeff Bezos.
Ecco una seconda parte dell’esposto: “Amazon Web Services, il braccio “Cloud Computing” della società dove ho lavorato, è un’altra storia. Tratta i suoi lavoratori con umanità, si batte per l’equilibrio tra vita privata e lavoro, si impegna a sostegno della diversità (perlopiù fallendo, ma come tutti) ed è in generale un’organizzazione etica. Ammiro sinceramente la sua leadership“. Attualmente la piattaforma non ha ancora rilasciato alcuna dichiarazione, ma potrebbe farlo nelle prossime ore.