Da quando c’è stato il lockdown di marzo da subito si era aperta la questione delle assicurazioni auto non fruite che stavano andando a scadenza nei mesi a cavallo della quarantena. Tra proroghe e proposte sul tavolo con le compagnie RC auto, l’entrata in vigore della legge di conversione del decreto Cura Italia ha sancito che le assicurazioni potevano essere sospese.
Il decreto fu approvato dal Governo il 16 marzo, e grazie a un emendamento inserito all’ultimo ma approvato durante la discussione parlamentare sul provvedimento, gli automobilisti hanno potuto godere della sospensione. Tuttavia c’è chi dice che tra il decreto del 16 marzo e l’entrata in vigore della norma il 30 aprile sia passato troppo tempo, visto che dal 4 maggio moltissime persone hanno dovuto riprendere l’auto per andare al lavoro.
Dunque una norma arrivata fuori tempo massimo, visto che da ieri si è entrati nella cosiddetta Fase 2 e gran parte degli Italiani che potevano beneficiare della sospensione sono dovuti tornare al lavoro. Al contrario, per chi è ancora costretto a casa in smart working può chiedere la proroga dell’assicurazione scaduta fino al 31 luglio.
Va sottolineato che le compagnie non possono opporsi a questa proroga, ma altresì va detto che la sospensione si attua soltanto se viene inoltrata dall’assicurato. Il periodo di stop alle RC auto tuttavia non può superare il 31 luglio 2020, e il decorso viene calcolato a partire dal giorno in cui la compagnia ha ricevuto la comunicazione da parte del cliente.
Quando il cliente decide di riattivare l’assicurazione, oppure si è arrivati alla scadenza naturale di fine luglio, la copertura riprende a decorrere ma estesa automaticamente per il numero di giorni in cui è stata inattiva. A carico dell’assicurato non ci sarà alcun onere o aggravio, salvo rispettare l’unica condizione imposta dal Governo per accedere alla sospensione.
Infatti, moltissimi Italiani vi hanno rinunciato perché nell’emendamento era previsto che l’auto che ha beneficiato del decreto non può marciare e nemmeno sostare su strada. Nelle metropoli come Roma o Milano sono pochi i cittadini che dispongono di un parcheggio custodito in un luogo privato non accessibile.