L’app Immuni originalmente sarebbe dovuta essere disponibile in tempo per la Fase 2 del Coronavirus, snodo cruciale per allentare gradualmente il lockdown e contemporaneamente tracciare tutti i positivi asintomatici veicoli del contagio. Ma lungaggini di sviluppo e grosse perplessità sulla gestione della privacy degli utenti tracciati ne hanno rimandato il debutto. E così la graduale ripresa della Fase 2 è iniziata con la clamorosa assenza di una strategia governativa di contenimento del virus.
Secondo le premesse, l’app Immuni registra tutti gli incontri che lo smartphone effettuerà a meno di un metro per mezzo della tecnologia Bluetooth. Quando uno degli utenti incontrati risulterà in seguito positivo a un tampone, tutti quelli incontrati a meno di un metro nei precedenti 14 giorni verranno allertati tramite messaggio. Si dovrebbe restare in isolamento per almeno due settimane e farsi un tampone a nostra volta. Tutto pronto, dunque? No, vediamo perché.
Ci sono alcune problematiche irrisolte in seno al mancato lancio di Immuni, poiché prima di tutto l’applicazione deve essere istallata da almeno il 70% degli italiani per essere uno strumento utile a prevenire il contagio. Visto che l’app non è obbligatoria, una campagna di comunicazione a suo favore fallirebbe una volta spiegate le modalità d’uso.
I cittadini non riusciranno a fidarsi di Immuni visto le questioni sulla diritto alla privacy e la poca trasparenza nella scelta di sponsorizzare un’app piuttosto che un’altra quando ci fu il contest. All’epoca la stessa ministra Pisano dichiarò che Immuni
:”è stata scelta invece che CovidApp proprio perché la prima si trovava in uno stadio di sviluppo più avanzato”.Nel frattempo Apple e Google ad aprile hanno annunciato una collaborazione finalizzata ad aiutare gli strumenti di contact tracing, cosa che in pratica rimette in gioco qualsiasi sviluppatore. Il loro progetto è quello rendere disponibile la tecnologia alle nazioni in modo che la gestione dei dati raccolti sia decentralizzata e rispettosa della privacy.
Dunque al cospetto dei due colossi Telco l’app Immuni non è pronta a cedere al controllo dei dati decentralizzato, e questo lascia ben capire il perché facciamo bene a non fidarci del Governo. Ora gli sviluppatori di Bending Spoons attendono comunicazioni dal governo per eventualmente allineare l’app agli standard offerti da Apple e Google. Ad ogni modo voci dal Governo dicono che sarà operativa per la fine del mese di maggio.
Ad oggi Immuni non ha ancora chiarito come comunicherà in tempo reale con le Asl e i medici generali. La gestione degli asintomatici, poi, sarebbe opportuna se fatta direttamente da app ma ciò implicherebbe una grande quantità di tamponi che in Italia scarseggia. Tuttavia non è un problema solo italiano, poiché il contact tracing in gran parte dell’Europa non è attivo. E se anche l’OMS ritiene che test e tracciamento siano fondamentali, possiamo dunque fidarci dei bollettini diramati dal ministero dell’Interno?