All’inizio di quest’anno, un’interrogazione parlamentare portata avanti dal senatore Armando Siri ha fatto chiarezza su una questione riguardo cui erano sorte numerose perplessità.
Negli scorsi mesi, infatti, i gruppi bancari Unicredit e Intesa Sanpaolo avevano dato seguito alla chiusura di alcuni conti correnti in maniera unilaterale e senza consultare i diretti interessati.
Alla luce di quanto avvenuto, si è dunque richiesto se fosse lecito adottare questo protocollo, procedendo, dunque, e alla definitiva chiusura del conto del cliente.
A rispondere all’interrogazione intervenuto Alessio Mattia Villarosa, sottosegretario del Ministero dell’Economia, che ha precisato in quali situazioni tale comportamento non verrebbe considerato perseguibile.
Le banche, stando a quanto riferito da Villarosa nonché alla normativa vigente, possono esercitare il proprio diritto a terminare il contratto relativo all’apertura e al prosieguo in essere del conto corrente.
Naturalmente, una tale decisione risulta piuttosto pesante e pertanto deve essere motivata da ragioni ben documentate, tali che possano giustificare un’azione così coercitiva.
I casi in cui può essere legittima una simile decisione, in realtà, non sono molti e afferiscono prevalentemente a situazioni di rischio: ad esempio, i gruppi bancari possono scegliere di agire in tale maniera laddove vi fossero indagini della Finanza o della magistratura a carico del cliente intestatario del conto.
Un’altra casistica corrisponderebbe al rischio che il cliente non riesca effettivamente ad estinguere gli ordini di pagamento a proprio nome, anche se in questo caso solitamente le banche tendono a concedere un margine più o meno ampio per poter continuare a recuperare gli interessi passivi sulle somme presenti e a ricevere l’accredito dei costi di gestione del conto.