La sfida tra il Governo Americano e Huawei è ancora in atto e, con essa, è ancora attivo anche il BAN verso le aziende iscritte nella black list. Questo significa che al colosso Cinese è proibito stringere accordi con ogni produttore americano che realizza sia componenti ma che fornisce anche servizi.
Questa situazione ha portato Huawei a dover rinunciare agli accordi con Google per utilizzare Android e i GMS. Ne è seguita la creazione dei HMS con tutti i servizi proprietari per sopperire alla mancanza di feature e app. Un ulteriore passo è stata la creazione di un sistema operativo alternativo ad Android chiamato HongMengOS/HarmonyOS. Tuttavia, anche sotto la scocca degli smartphone sono avvenuti grandi cambiamenti.
Huawei ha cambiato approccio nella realizzazione dei device
Huawei ha dovuto chiudere gli accordi con i fornitori e rimpiazzare tutte quelle componenti realizzate da produttori USA. Questa situazione è stata fotografata grazie ad un nuovo report proveniente dal Giappone. Più in particolare, lo specialista di teardown Fomalhaut Techno Solutions ha analizzato un Mate 30.
Lo smontaggio del top di gamma Huawei ha evidenziato come il produttore abbia cambiato le varie parti interne per rispettare il BAN. Ne emerge che dopo il divieto, solo l’1% delle componenti utilizzate sullo smartphone sono fabbricate negli Stati Uniti. Si tratta di un valore estremamente inferiore rispetto all’11% precedente al Ban.
Le componenti realizzate in Cina invece sono passate dal 25% al 42%. Complessivamente, il report ha evidenziato che rispetto al Mate 20 Pro, i pezzi realizzati in madrepatria sono aumentati del 16.5%. Questo significa che anche se in minima parte, Huawei ha dovuto modificare la propria catena di approvvigionamento.