Dallo scorso martedì 12 maggio 2020 il profilo ufficiale della milanese Silvia Romano sul social network Facebook non è più visibile. La ragazza, appena tornata dopo 18 mesi di prigionia in Kenya ha deciso di chiuderlo.
Il motivo sarebbero i troppi insulti ricevuti proprio sul profilo. Queste minacce hanno anche spinto Alberto Nobili, il responsabile dell’antiterrorismo milanese, ad aprire un’inchiesta. Ecco tutti i dettagli.
Sicuramente avrete sentito la storia di Silvia Romano, cooperante rapita nel novembre del 2018 in Kenya, tenuta prigioniera in Somalia dai militanti di Al Shabaab, liberata lo scorso 9 maggio e diventata oggetto di critiche e pesanti attacchi sui social fra l’altro per la sua conversione alla religione musulmana. Proprio per questi insulti e minacce ricevuti via social network, Alberto Nobili, responsabile dell’antiterrorismo di Milano, ha recentemente deciso di aprire un’inchiesta.
L’ipotesi è di minacce aggravate contro ignoti e la prefettura del capoluogo lombardo sta attualmente valutando anche delle misure di protezione nei confronti della 25 enne e della propria famiglia. Il palazzo del Casoretto, in cui abita, è già sorvegliato dalle forze dell’ordine. Tra gli attacchi più pesanti c’è quello di Nico Basso
, consigliere comunale di Asolo, che ha pubblicato un post su Facebook, subito cancellato, nel quale ha scritto “impiccatela“.Sotto accusa è, oltre alla questione del riscatto pagato ai suoi rapitori, anche la sua conversione all’Islam. Silvia, infatti, ha raccontato ai PM di Roma che indagano sul suo caso che ha cambiato il suo nome in Aisha dopo aver abbracciato volontariamente la fede musulmana. A difendere la sua scelta è stata proprio la mamma, Francesca Fumagalli, che ha dichiarato: “Come vuole che stia? Provate a mandare un vostro parente due anni là e voglio vedere se non torna convertito. Usate il cervello, vogliamo stare in pace, abbiamo bisogno di pace“.