Il Fisco non ha più bisogno di alcun permesso per fomentare l’azione del pignoramento forzato dei soldi dai conti correnti dei clienti chiamati a pagare le tasse. Prima l’interessato aveva la facoltà di fare ricorso ad un giudice nell’ipotesi di contestazione per azione finanziaria sul proprio conto bancario. A partire da questo momento la musica cambia con gli agenti aventi diritto di ispezionare il credito privati dei clienti al fine di onorare il sistema di tassazione previsto come da regolamento. Ecco i casi in cui il conto può essere bloccato ed addirittura azzerato.
Agenti del Fisco spietati: dopo i controlli i conti correnti possono essere svuotati
Il PIL Italiano si stima in contrazione dal 5 al 12% causa emergenza sanitaria e debito pubblico in aumento con l’insorgere di una crisi che dura ormai da parecchi anni. Il deficit finanziario non si arresta ed anzi si alimenta con l’azione indelebile degli evasori fiscali. Allo scopo di combattere un fenomeno che sta mettendo in ginocchio l’economia italiana l’Agenzia dello Stato è stata legittimata dallo Stato ad un serrato controllo dei conti correnti dei clienti mal paganti.
A partire da questo momento scattano le analisi dei conti a seguito delle quali è verosimilmente possibile incorrere del prelievo forzoso per le seguenti ipotesi:
- mancanza di liquidità: ovvero nel momento in cui il saldo disponibile non fosse sufficiente ad onorare il debito contratto per gli ordini ricevuti
- tasse non pagate: ipotesi in cui il cliente, nonostante in possesso del capitale utile per pagare i debiti, si rifiutasse di pagare le imposte di propria volontà
In tutti questi casi Equitalia ha diritto ad esercitare pieni poteri a riempimento della lacuna finanziaria creata dal cliente che, decorsi 60 giorni dall’avviso di pignoramento, dovrà pagare in maniera forzata i propri debiti. Non sarà ammessa alcuna procedura di ricorso a valle del giusto preavviso di due mesi.