Il fenomeno delle SIM “di valore” è scoppiato anche in Italia, dove lo stesso era noto solamente ad una piccola nicchia di utenti. Diventato virale a seguito di una raccolta fondi organizzata per beneficenza, ora tutti si domandano su come queste card telefoniche speciali funzionino e soprattutto che guadagni si possano archiviare in termini economici.
Da tempo noto nel mercato inglese, il fenomeno delle “gold number” (tali card vengono soprannominate così) non è recente ma neanche totalmente obsoleto. Raffigurante un vero e proprio settore del collezionismo, esso è capace di far fruttare un mercato di diverse migliaia di sterline, stessa moneta che in alcune occasioni è stata spesa a migliaia per l’acquisto di anche una sola scheda telefonica.
SIM di valore: come sono, cosa sono, quanto costano
Le SIM di valore, dunque, non sono che card telefoniche apparentemente normali e che, in fin dei conti, non garantiscono alcun vantaggio ai loro possessori, se non quello di una numerazione speciale. Identificate con stringhe di numeri che contengono al loro interno ripetizioni improbabili o cifre celebri come “007“, le stesse sono da sempre oggetto di attenzioni sebbene per molti insignificanti.
Ad oggi, le SIM speciali sono quasi tutte di proprietà dei collezionisti: poterne acquistare una è difficile, ma non impossibile. In occasioni come quella sopracitata ossia di raccolte fondi, non è raro che gli operatori telefonici ne creino alcune, così da incentivare le donazioni. Proprio in tale circostanza, gli operatori italiani ne hanno recentemente creato alcune, le quali sono state vendute per:
- 2.210 euro attraverso la SIM 339 YYXXXXX di TIM;
- 8.600 euro attraverso la SIM 33Y XXXXXXX di TIM;
- 1920 euro attraverso la SIM 342 XXXXXYY di Vodafone;
- 856 euro attraverso la SIM 320 XYZYZYZ di WIND Italia;
- 343 euro attraverso la SIM 393 XY9XXY9 di H3G.