A subire maggiormente le ingerenze del Coronavirus, stando ai dati diffusi negli scorsi giorni, risulterebbe il settore dei prodotti hi-tech. In un momento storico in cui i cittadini dovrebbero necessitare delle apparecchiature per poter supportare smart working, teledidattica e qualsiasi attività programmata a distanza, i numeri registrano un calo notevole già nella prima settimana di emergenza sanitaria.
La contrazione del settore diviene palese se si vanno a guardare le cifre: le vendite sono crollate dell’8,4%, con picchi del 10% in Lombardia e del 12,4% nella zona a Nord-est della penisola.
Coronavirus, calo nelle vendite dei prodotti hi-tech: si teme per conseguenze sul PIL
I prodotti acquistati meno che in passato non corrispondono soltanto a tablet o pc: il calo in queste aree non è stato particolarmente rilevante. A registrare una forte diminuzione degli acquisti sono gli smartphone, con una decrescita del 6,7%, e ancor più colpiti i mercati dei prodotti tech in senso lato, quali possono essere le macchinette del caffè, le asciugatrici, le stampanti. Beni che solitamente si predilige acquistare in negozio e che, naturalmente, non è stato possibile vendere in questo periodo di chiusura.
Al momento l’interesse degli esperti è rivolto a comprendere quanto questa tendenza (registrata a inizio pandemia, e quindi inevitabilmente destinata a crescere nei mesi successivi) impatterà sul Prodotto Interno Lordo italiano.
In tal senso, il feedback proveniente dalla Cina non è incoraggiante: nel primo semestre del 2020 si è registrata una tendenza al ribasso nel settore tecnologico fino al 18%, e si spera che numeri simili non vengano rilevati anche nel nostro Paese.