In queste settimane abbiamo registrato un crollo vertiginoso del prezzo del petrolio, soprattutto per colpa della riduzione dei consumi a seguito della pandemia da Coronavirus. Il greggio ha perso il 70% del suo valore di mercato, ma stranamente né benzina né diesel hanno seguito le sorti della loro materia prima nello scendere di prezzo. Il costo del carburante alla pompa infatti non è mai sceso oltre il -16%, che di base è un buon risultato, e ciò nasconde qualche anomalie nel mercato italiano.
Un’anomalia su cui vuole vederci Altroconsumo, poiché vuole arrivare a una tesi prima che ci sia la generale ripresa di tutte le attività produttive. In uno studio sul costo dei carburanti partendo dai prezzi rilevati dall’Osservatorio del ministero per lo Sviluppo economico, l’associazione ha individuato le cause del perché benzina e diesel non sono calati in linea con la discesa del greggio.
Lo studio ha tenuto in considerazione tre momenti fondamentali della crisi del petrolio interpolando vertici e tavoli internazionali con la diffusione del Coronavirus.
In sostanza, dal 16 gennaio 2020 il prezzo del petrolio è crollato inesorabilmente, tanto che in 4 mesi la quotazione del barile partita da 61,5 euro si è attestata al ribasso record di 19 euro registrato il 13 maggio 2020.Ma come detto Altroconsumo voleva capire come è stato possibile che il costo dei carburanti sia sceso soltanto del 16%, e per questo ha individuato la ragione nella fiscalità italiana. Infatti, il prezzo finale di benzina e diesel è composto per larghissima parte dalle accise e, nonostante il calo del petrolio, non ha quindi subito grosse oscillazioni. Per colpa delle tasse governative è il peggiore paese in Europa, dove in media paghiamo quasi i carburanti il 20% in più degli altri.
Intanto il prezzo del petrolio è tornato a salire timidamente in queste ore, tornando ai massimi degli ultimi due mesi con un aumento di oltre l’8%. Il 19 maggio i due indici del petrolio, WTI e il Brent, hanno attestato il prezzo sui 33 dollari a barile di media.