Da giorni gira sui principali social la notizia che l’uso prolungato delle mascherine porti ad una lenta e fatale agonia. Un’ipotesi che si fonda sullo scarso ricircolo d’aria che si respira quando la si indossa. Ed è così che nel giro di pochissimo tempo le mascherine sono diventate per il popolo social uno strumento inquietante e di morte. Dall’essere il dispositivo di sicurezza sanitaria per eccellenza a diventare l’oggetto di tortura della nostra quotidianità, il passo è stato breve.
La teoria della nocività della mascherina per la nostra salute nasce dall’idea che indossandola si respira sempre la stessa porzione di aria. Aria che man mano che il tempo passa vede la quantità d’ossigeno tracollare rapidamente a favore di una presenza sempre più massiccia di anidride carbonica. Tuttavia si tratta di una notizia assolutamente poco fondata e ci sentiamo di affermare che continua a rappresentare il miglior strumento anti contagio che abbiamo a disposizione.
La prima cosa che si nota quando si leggono notizie di questo tipo è che nessuna fa riferimento ad uno studio scientifico specifico o con fonte attendibile. Lo stesso linguaggio utilizzato quando ci si imbatte in una fake news
è spesso indirizzato a creare shock in chi la legge per far breccia nelle coscienze più labili. Inoltre chi legge notizie simili spesso ne amplifica la diffusione attraverso la condivisione sui social senza capire la gravità del messaggio contenuto. Nella fattispecie la bufala prende spunto dalla ipercapnia, ovvero l’aumento di anidride carbonica concentrata nel nostro sangue e che può arrecare danni devastanti all’organismo.La mascherina che non aiuta l’aria a circolare correttamente, favorirebbe questo tipo di condizione e su questo si fonda l’intera bufala. In realtà la quantità di anidride carbonica inalata con la mascherina è assolutamente tollerabile dal nostro apparato respiratorio anche se la si utilizza in maniera prolungata. Solo coloro che hanno patologie respiratorie e difetti congeniti dovrebbero ogni tanto rimuoverla per respirare liberamente. Del resto, se così non fosse, il dispositivo non avrebbe avuto alcuna obbligatorietà e soprattutto non ci sarebbe stata alcuna autorizzazione da parte dell’Oms.