Uno degli argomenti di dibattito di certo più gettonati di questo 2020 è sicuramente il 5G, la nuova rete dati infatti ha accesso molto la community, creando una spaccatura tra due fazioni, con chi è convinto della sicurezza della rete di quinta generazione da un lato e chi invece crede tutto il contrario dall’altro.
A quanto pare però la paura alle volte può fare brutti scherzi e privare della razionalità necessaria a non fare azioni sbagliate, ed è proprio quanto accaduto a Montedecoro in provincia di Caserta, diventato sfondo di un falò con antenne radio usate come legna da ardere.
Nella data del 10 Aprile un uomo ha superato le recinzioni e ha incendiato volontariamente le antenne presenti scambiandole erroneamente per quelle dedicate al 5G, quando in realtà si trattava di antenne usate per 3G e 4G.
Da ciò si evince come spesso la paura porti a confondere le due tipologie di antenne, che tra loro presentano delle analogie sostanziali che le rendono molto difficili da distinguere, possibilità riservata solo ai più esperti.
Le caratteristiche di un’antenna 5G
La nuova rete dati di quinta generazione richiede delle antenne particolari definite antenne attive o “phased antenna array”, in grado di fornire una più ampia larghezza di banda con poche interferenze e con alta capacità di trasmissione.
Queste caratteristiche sono soddisfatte da una nuova struttura a più pilastri basati su una nuova tecnologia detta beamforming, la quale si otterrà facendo ricorso ad antenne adattative mMIMO, le quali permetteranno di direzionare il segnale precisamente verso la posizione fisica degli utenti connessi.
Questa direzionalità è permessa da una struttura particolare delle antenne composta da numerosissime celle, in grado appunto di comunicare singolarmente con un dispositivo focalizzando la trasmissione in piccole regioni dello spazio, ecco perchè un maggior numero di antenne composte da un alto numero di celle (array) sono indispensabili per una migliore e più fine messa a fuoco spaziale.