Volkswagen ritorna sotto i riflettori dei giornali per colpa del “dieselgate”, che ricordiamo fu coniato quando si scoprì che la casa automobilistica vendeva i suoi motori diesel con centraline contraffatte per passare i controlli di emissioni di CO2. Lo scandalo fu enorme, e uno degli storici marchi europei nella produzione di “auto per il popolo” dal 2015 perse moltissimi acquirenti.
Ora, in uno dei momenti peggiori del mercato delle auto post Coronavirus, la Corte federale tedesca di Karlsruhe ha sentenziato che i clienti truffati hanno diritto a un rimborso parziale del prezzo d’acquisto. Questo pronunciamento stabilisce un precedente importante per le decine di migliaia di persone che hanno acquistato veicoli contraffatti in grado di imbrogliare sui test delle emissioni.
Una decisione che apre la strada a una serie infinita di cause per risarcimento che potrebbe fiaccare in maniera decisiva i bilanci del gruppo Volkswagen. Basta pensare che solo in Germania sono state già avviate più di 60mila azioni legali
che si sono concluse con un maxi accordo stragiudiziale da 630 milioni di euro per la maggior parte dei ricorrenti.Ma la partita ora si sposta negli altri paesi, con gli USA in testa dove il gruppo Volkswagen ha già risolto il tutto con un altro maxi risarcimento a chiusura di una class action. In Italia tutte le vetture dei cinque marchi del gruppo coinvolte sono state oltre 600 mila, ma ne nostro sistema giudiziario sembra che la sentenza di Karlsruhe non verrà recepita allo stesso modo degli altri paesi.
Infatti è stata chiesta l’archiviazione del procedimento a carico dei vertici del gruppo VW, cosa che ha fatto infuriare Federconsumatori. L’associazione denuncia la scarsa attenzione del nostro sistema giudiziario verso il problema del dieselgate e considera irrispettoso anche solo aver accolto questa richiesta. Intanto, il gruppo Volkswagen è alla finestra e di certo i vertici sarebbero sollevati dal non dover mettere mano al portafogli anche in Italia.