Da oggi anche le somme di denaro depositate in carte prepagate come PostePay e PayPal sono soggette a controllo da parte del Fisco. L’Agenzia delle Entrate, in veste di creditore, può infatti procedere al pignoramento dei soldi presenti sulle carte qualora il debito risulti insoluto. Il Fisco dunque non lascia più scampo ai suoi debitori e l’ipotesi di sottrarsi al suo controllo versando risparmi sulle prepagate non rappresenta alcuna via di fuga.
Nel caso di mancato pagamento di cartelle esattoriali, i contribuenti ricevono numerosi solleciti alla scadenza dei quali il Fisco può intervenire con prelievi diretti dal conto corrente. Una cosa analoga accade con le somme depositate nelle carte prepagate. L’Agenzia delle Entrate può disporre il pignoramento del denaro dovuto, bloccando la cifra debitoria che spetta al Fisco.
Se per l’Autorità fiscale è possibile accedere al credito pignorando i soldi dei contribuenti dai conti correnti, lo stesso non si può dire che valga per tutte le carte prepagate. Ad essere escluse da questa possibilità, le cosiddette carte prepagate anonime che non permettono di risalire in alcun modo all’identità del possessore. Si tratta delle carte meglio conosciute come usa e getta
perché hanno un importo prefissato ed una volta speso sono inutilizzabili. Tali carte non solo non riportano i dati sensibili di chi le compra ma una volta aver speso l’intera ricarica cessano anche di essere utilizzata come strumento di pagamento.Le carte prepagate anonime non sempre sono equivalenti nei vari Paesi europei. Ad esempio in Italia esiste la possibilità di richiedere carte non intestate ma le operazioni che si possono eseguire sono sempre riconducibili al richiedente. Tra le carte prepagate realmente anonime ci sono quelle svizzere oppure la Viabuy emessa dal Regno Unito. Prima di richiedere carte di questo tipo è bene fare attenzione all’affidabilità della società che le rilascia ed assicurarsi che rispettino le norme per le transazioni verso l’estero.