Cercando razzista in inglese (racist) su Twitter, nella sezione Persone, il primo account mostrato è quello di Trump, presidente degli USA. Sono passate più di 24 ore dall’ultimo controllo dei risultati di ricerca e il noto social ci mostra ancora Trump in cima, in italiano invece non abbiamo avuto gli stessi riscontri.
I risultati di ricerca su Twitter, e su qualsiasi piattaforma social, sono talvolta influenzati dai dati sugli utenti, in base alle ricerche più frequenti, le tendenze, e così via. In questo caso il risultato nella barra di ricerca è lo stesso per tutti, per lo meno per quanto concerne le ricerche in inglese. Sono numerosi gli utenti che hanno riportato lo stesso risultato. Vi invitiamo a verificare se anche voi cercando racist avete lo stesso riscontro. Vi riportiamo di seguito uno screenshot fatto da noi qualche ora fa.
Non è chiaro perché l’algoritmo di ricerca di Twitter promuova questo risultato. Altri risultati nella sezione “Persone” quando si cerca la parola racist includono account che hanno menzionato il termine nei loro nomi, ad esempio. Twitter ha dichiarato che quando un account viene menzionato spesso insieme a determinati termini possono verificarsi risultati di ricerca di questo genere.
Trump aspramente criticato sul web, cercando racist su Twitter il suo account è il primo risultato
Dopo le proteste per George Floyd, uno dei tweet di Trump è stato segnalato dalla piattaforma come “glorificazione della violenza” e la società ha nascosto il tweet. Il Presidente non ha apprezzato. Molti utenti ritengono che i risultati di ricerca siano anche una conseguenza di questo accaduto, ma Twitter dichiara che sia solo dovuto all’algoritmo. Trump ha firmato un ordine esecutivo che tenta di limitare la libertà dei siti di social media ai sensi della Sezione 230, un atto della legislazione americana che protegge tutte le aziende dalla responsabilità per i contenuti pubblicati dai loro utenti sulle loro piattaforme, sia che si tratti di un social media multinazionale o la sezione commenti di un piccolo blog.
Non è la prima volta che un algoritmo correla informazioni negative a Trump. Indagato nel 2018, il CEO di Google Sundar Pichai ha dovuto spiegare perché la ricerca della parola “idiota” su Google Immagini mostra tutta una serie di immagini di Donald Trump. “In qualsiasi momento, cerchiamo di classificare e trovare i risultati migliori per una parola chiave. E poi li valutiamo secondo linee guida oggettive. È così che ci assicuriamo che il processo funzioni.”