Il governo degli Stati Uniti sta accusando Google di aver fornito informazioni personali, principalmente il tracciamento della posizione, degli utenti senza condividere tale informazione con i diretti interessati. Non si tratta di piccole quantità di dati, ma si sta parlando di quelli inerenti a 300 milioni di utenti.
Apparentemente, questi dati sono stati forniti a un gruppo di scienziati, in nome della scienza. Quest’ultimo sta conducendo uno studio sugli smartphone che copre oltre il 65% dei paesi del mondo; lo studio è iniziato prima della quarantena, ma i risultati sono stati pubblicati solo a maggio.
Il titolo dello studio suggerisce già la natura di esso e il perché della richiesta di questi dati, Mapping della variazione globale della mobilità umana. I dati che servivano erano i tempi di permanenza in un luogo e altri ancora. Sicuramente non fa una bella pubblicità a Google ora che sta collaborando con i governi su app che, appunto, geolocalizzano.
Google di nuovo nei guai
Il problema principale di questa presunta condivisione di dati riguarda alcune dichiarazioni fatte dal colosso in passato. Nel merito, veniva affermato che la compagnia non archivia o tiene traccia dei dati sulla posizione per gli utenti nel momento che non ne sono a conoscenza. In sostanza, nel momento in cui hai tenuto attivo la geolocalizzazione, probabilmente i tuoi dati sono stati condivisi.
Questo piccolo, per modo di dire, inconveniente potrebbe costare a Google una multa salata di 5 miliardi di dollari, ma non è finita qui. Considerato il numero di utenti interessati a tutto questo, non è escluso che nel frattempo saltino fuori anche altre cause.