Il gruppo di attivisti anonimi, Anonymous, e i fan del K-Pop, genere musicale diventato molto popolare negli ultimi anni, si sono uniti alle proteste per l’omicidio di George Floyd.
Anonymous è diventato un gruppo noto nell’ultimo decennio per il suo hacktivismo online e per le proteste contro la Chiesa, Scientology, PayPal, e tanto altro. Negli ultimi anni la loro attività online è diminuita. Nel corso dell’ultima settimana, tuttavia, il gruppo di hacker è tornato, ottenendo consensi su tutte le piattaforme social. La rinascita di Anonymous è in parte dovuta proprio al sostegno che gli attivisti hanno dimostrato per le proteste contro la disuguaglianza razziale e la brutalità della polizia che ha ucciso George Floyd e tanti altri come lui.
Anonymous e i fan del K-Pop si alleano per protestare contro il razzismo
Il ritorno di Anonymous sembra essere stato merito dei suoi nuovi sostenitori, in particolare i fan della musica pop coreana, cosiddetto K-pop, ma anche altri fandom spesso criticati, come i fan della cantante pop Taylor Swift, o i fan degli anime. Senza dubbi questi fandom hanno dimostrato a tutti che anche loro hanno una voce che merita di essere ascoltata. L’afflusso di supporto da parte dei fan del K-Pop è stato notato in particolar modo da uno degli account di più alto profilo del gruppo di hacker, che ha dato il suo sostegno alla nuova e inaspettata alleanza. “Anoymous stan di tutti gli alleati fan del KPop!“ un post twittato dall’account @YourAnonNews, in cui il gruppo di attivisti ha espresso il suo apprezzamento per quel che si è verificato soprattutto su Twitter.
I fan del K-Pop hanno inondato e spammato hashtag razzisti in tendenza con video sui loro beniamini del pop, per sovrastare tutti i commenti razzisti che si stavano diffondendo sulla piattaforma. “Grazie kpop stans!!!” ha annunciato pubblicamente Anonymous. Altri fandom hanno seguito il loro esempio e ormai questi hashtags riprovevoli sono sommersi di contenuti innocui su cantanti e anime. I fan del K-Pop hanno dato il via anche ad altri progetti di attivismo online. Tra essi la chiusura di un’app controversa sponsorizzata dalle forze dell’ordine di alcuni distretti in America, diventata inutilizzabile perché piena di video sul K-pop.