Gli Stati Uniti sono il paese più colpito in assoluto dal coronavirus, perlomeno secondo le cifre ufficiali condivise da tutti gli altri paesi. Oltre 2 milioni di persone infettate e 113.000 morti secondo l’ultimo conteggio. In una situazione del genere risulta ovvio che il lavoro di gestione è stato complicato, ma non per questo qualcuno non abbia delle responsabilità. Per esempio, Amazon è accusata dai propri dipendenti di non aver fatto tutto il possibile.
Secondo l’ultimo conteggio riguardante i casi avvenuti all’interno dei magazzini sparsi per tutto il paese, sono 1.532 i lavoratori Amazon contagiati mentre i morti sono 9. Le accuse dei dipendenti è di non aver fornito le protezione necessarie, ma non solo.
Secondo alcuni, la compagnia avrebbe persuaso il personale dal condividere i test e questo ha reso difficile ottenere l’indennità di quarantena
, come riporta AndroidHeadlines. Sostanzialmente, dovevano scegliere se il lavoro o la sicurezza.
Un gruppo di tre lavoratori ha deciso di fare causa al colosso, tutte e tre in forze al magazzino JFK8. Secondo loro, Amazon non sta seguendo neanche le linee guida minime per quanto riguarda l’igiene di base, aspetto minimo per impedire la diffusione del virus, come lavarsi le mani.
Detto questo, Amazon continua ad affermare di aver fatto tutto il necessario per gestire l’emergenza. Solo tra aprile e giugno, negli Stati Uniti, ha speso 4 miliardi di dollari per la sicurezza. Per spezzare una lancia a favore del colosso, la situazione di quel paese renderebbe difficile a tutti gestire un numero enorme di dipendenti così grande, sempre se le accuse non si rivelassero vere.