Stando alle dichiarazioni rilasciate da Andrei Goverdovsky, esponente dell’agenzia statale nucleare Rosatom, sarebbe al vaglio uno studio per utilizzare raggi ultravioletti per curare i pazienti malati di Covid-19. L’idea sarebbe quella di utilizzare uno speciale gas composto da particelle fluorescenti che possano emanare raggi UV.
Le dichiarazioni di Goverdovsky sono in realtà abbastanza generiche. L’unica cosa chiara sembra l’intenzione di creare questo gas da far inalare al paziente; una volta raggiunti i polmoni, questo gas, dovrebbe “aggredire” il virus grazie ai suoi raggi.
Ultravioletti: l’affidabilità della nuova pratica
L’idea di “innondare di luce” i pazienti Covid era in realtà già stata paventata dal presidente americano Donald Trump lo scorso 23 Aprile. In quella circostanza erano letteralmente piovute critiche da ogni parte sulle dichiarazioni del Tycoon; probabilmente anche in virtù dell’idea di ricorrere a iniezioni di disinfettante espressa nella stessa conferenza.
Ad oggi, stando alle dichiarazioni dell’organizzazione no profit Cedars-Sinai che opera nel settore della sanità, lo studio sull’utilizzo dei raggi UV è in fase di sperimentazione pre clinica; l’obiettivo è quello di sviluppare un una cura a base di luce pulsata. Quel che è certo è l’efficacia dei raggi UV come strumento di disinfezione. Al di la della possibilità o meno di un utilizzo clinico sull’essere umano l’efficacia dei raggi UV sui virus è indiscussa. Stando a gli studi condotti la proiezione di raggi ultravioletti attraverso dei fasci pulsanti sia in grado di eliminare il 99,9% dei virus da una superficie. Non resta dunque che attendere per scoprire se i raggi UV potranno essere un valido strumento di cura.