L’algoritmo sfrutta quelle poche parti “chiare” all’interno della foto per ricostruire totalmente l’immagine. Grazie a questo algoritmo è possibile apportare una miglioria di circa 64 volte maggiore rispetto alla foto sfocata; con il programma che ha l’incredibile capacità di “immaginare” le caratteristiche facciali del soggetto immortalato in foto.
Vale la pena chiarirlo subito, l’algoritmo, che prende il nome di PULSE, non ha applicazioni nel settore della sicurezza. Non può essere utilizzato per migliorare riprese di sorveglianza
in cui il soggetto interessato non è ben ripreso in faccia; il motivo è semplice, a queste immagini mancano le informazioni necessarie per elaborare un’immagine. L’algoritmo non è funzionale neanche per l’individuazione delle persone.Il motivo, come detto in precedenza, sta proprio nella natura “creativa” dell’algoritmo che appunto non si limita ad “aumentare la risoluzione” delle nostre foto sfocate ma effettua una vera e propria opera di creazione partendo dalle informazioni fornitegli. La ricercatrice Cynthia Rudin ha dichiarato “Nessuna foto con una super-risoluzione è mai stata creata ad una risoluzione così elevata e con tanti dettagli“. PULSE potrà pero essere utilizzato, in futuro, per migliorare foto paesaggistiche o migliorare immagini satellitari grazie alla sua capacita di passare da un immagine da 16×16 pixel ad una da 1024×1024.