Il timore che una seconda ondata epidemica induca i Governi a parlare di nuovo lockdown, ha fatto tremare le borse di mezzo mondo appena pochi giorni fa. Il riacutizzarsi di alcuni focolai in paesi europei come la Germania o in quelli statunitensi come Arizona, Texas e California, ha avuto effetti immediatamente negativi sul sistema finanziario globale. Così, di fronte alla possibilità di un nuovo lockdown ad opera dei Governi, gli indici delle maggiori borse hanno iniziato pericolosamente ad oscillare.
Basti pensare allo scorso giovedì quando si sono registrati alcuni cali evidenti, come la Borsa di Milano che perdeva il 4,8% e quella di Tokyo che ha visto il Nikkey -225 aprire la giornata con un -2,8%. Una situazione quella finanziaria e sanitaria che vedrà ulteriori rischi a partire dal 1 luglio, quando le frontiere europee apriranno le porte al resto del mondo. Il ritorno ad una globalizzazione dei trasporti di merci e persone non può che favorire la diffusione proprio dei contagi. E se ci fosse bisogno proprio di un nuovo lockdown, cosa accadrebbe all’economia degli Stati?
Quali sono le conseguenze di una nuova pandemia?
Della possibilità che ci sia una seconda ondata di contagi, si parla già da tempo. Ma se questa teoria fosse confermata anche in seguito alla riapertura dei confini, la situazione economica di interi paesi potrebbe andare al collasso. I governi questa volta non avrebbero più alcuna possibilità di sostenere le imprese e le famiglie con gli ammortizzatori sociali come quelli recentemente utilizzati. Di contro nella stessa difficoltà si troverebbero le banche centrali che non riuscirebbero più a garantire sufficiente liquidità agli Stati. Il crollo della Borsa e l’impennata esponenziale dello spread farebbero il resto.
Immaginate cosa possa significare questo per un’economia già tanto fragile e duramente provata come quella italiana. Probabilmente in virtù di un clima depressivo perdurante come quello che si verrebbe a creare con un secondo lockdown, il Governo potrebbe decidere di attuare una politica differente questa volta. Niente più chiusura delle attività ma controlli più ferrei sul rispetto del distanziamento sociale, uso delle mascherine e guanti. Una linea che dinanzi ad una nuova pandemia perseguirebbero molti tra gli Stati Europei. Del resto è evidente che nessuno di loro possa più permettere alla pandemia di gettare interi Paesi già compromessi in una situazione di recessione economica senza ritorno.