La società, fondata in Italia da Matteo Lai, dopo un inizio difficoltoso, grazie all’incontro con la scienziata Rosalynd Piccard, tra l’altro inventrice dell’affective computing. Grazie allo scienziato il progetto nel 2014 è tornato sui giusti binari grazie anche ad un finanziamento di due milioni di dollari. Da lieto fine poi la collaborazione con il MIT (Massachussetts Institute of Technology) che ha portato alla nascita di Embrace.
Embrace non è però stato originalmente progettato per la lotta al coronavirus; il suo scopo è quello di elaborare i dati di un paziente affetto da epilessia e, una volta verificato il sopraggiungere di una crisi convulsiva
, mandare un segnale allo smartphone del soccorritore designato. Ad affiancare questa nuova tecnologia un’altra ricerca; attraverso l’individuazione di un biomarcatore si è riusciti ad anticipare, e quindi ad avvisare preventivamente, l’insorgere di infezioni respiratorie.Da questa idea è nata la collaborazione tra Empatica e il governo americano; una volta scoperta la correlazione tra un’infezione influenzale e determinati parametri biologici, che si manifestano anche in assenza di sintomi evidenti, il gioco è fatto. Grazie alla tecnologia sviluppata con questo braccialetto si potrebbe risolvere quello che forse è il più grande problema legato alla diffusione del Covid 19; se infatti la quarantena è applicabile per i soggetti sintomatici, manca ancora, fino ad oggi, un valido strumento per limitare la trasmissione del virus causata dagli asintomatici.