Fra le proposte del post Covid per far ripartire l’Italia, spunta nuovamente la famigerata e tanto invocata pace fiscale, che in questo contesto prende la forma di condono tombale.
Storicamente si tratta di uno dei cavalli di battaglia della destra italiana, e a portarla in campo stavolta è stata l’UDC e la deputata all’Ars Eleonora Lo Curto. A quanto pare sarebbe supportata anche dall’Agenzia delle Entrate, complice la comune volontà di ridurre i costi inutili nell’attendere pagamenti che a detta di chi difende la proposta potrebbero non arrivare mai.
Ma il condono è davvero una soluzione?
Per condono tombale, come definito dalla Legge Finanziaria del 2003 con cui venne istituito, si intende “la definizione automatica delle imposte che consente di regolarizzare le imposte relative alle dichiarazioni presentate precedentemente”.
In tal senso, dunque, si cancellerebbero cartelle esattoriali per un totale complessivo di 400 miliardi di debiti tributari, e a beneficiarne sarebbero contribuenti o debitori falliti, imprese cessate o nullatenenti, e si andrebbero a cancellare anche gli ammanchi di contribuenti o debitori deceduti.
Il motivo di una simile scelta sembrerebbe giacere nella volontà di eliminare i ruoli pregressi ormai non più esigibili e ridurre i costi inutili necessari all’Agenzia delle Entrate per tenere aperti questi fascicoli e per sollecitare al pagamento.
Il Governo però si è detto contrario a qualsiasi forma di condono tombale, anche laddove la richiesta provenga proprio dall’ente che se ne occupa: esisteranno altre misure per far ripartire l’Italia e questa non è contemplata fra le papabili.