Nuovo giorno, nuovo complotto, e stavolta si fa strada dalle lande oltreoceano per superare le colonne d’Ercole e raggiungere il nostro Bel Paese.
Per una strana abitudine che i complottisti nostrani hanno mutuato, i connazionali italiani tendono ad assorbire le influenze a stelle e strisce nell’ideazione e nella diffusione di fake news e mirabolanti teorie, rifacendosi a sostrati culturali che ci appartengono meno.
A finire nel mirino, in questa circostanza, risulterebbe il Colossal Captain America, che all’interno di una scena mostrerebbe sui cartelloni pubblicitari newyorkesi da una parte la birra Corona e dall’altra l’immagine del virus.
A parte la plateale mancanza di nesso logico possibile nella scelta di associare tali immagini (che solo oggi, nell’immaginario comune, sono andate a combinarsi per via della casuale associazione), questa teoria complottista risulta tanto più improbabile quanto più si pensa all’assurdità che un simile messaggio subliminale possa essere mandato tramite un film.
Nessuno avrebbe mai colto il messaggio se non vi fosse stata l’associazione a posteriori per la diffusione di questo virus.
Per giunta, indagando sulla possibile derivazione di quel cartellone pubblicitario contenente il presunto virus, si è scoperto che si trattava di una campagna promozionale della Barilla che per augurare Buone Feste aveva disposto gli spaghetti a formare una struttura simile ad un fuoco d’artificio.
Oggigiorno, purtroppo, di notizie simili ne è pieno l’internet, e quotidianamente ne compaiono di nuove, inventate da sedicenti millantatori che intendono solamente fare visualizzazioni, ottenere fama e quindi successo. Spesso neanche per averne un ritorno economico: ormai la popolarità sui social e il pensiero di aver dato vita ad un qualcosa (di assurdo, ma pur sempre qualcosa) capace di fare il giro del mondo è il valore aggiunto che si trae da certe situazioni per sfamare il proprio egocentrismo.